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F.A.Q.

due parole sulla misura agroalimentare 214.1… cos’è?

Ha come obiettivi la conservazione della diversità biologica, tutela delle risorse idriche, del suolo e del paesaggio, contrasto dei mutamenti climatici. È una tipologia di produzione integrata  che ha per requisiti: il divieto di uso di insetticici; l’avvalersi, nell'applicazione delle norme tecniche, di un'assistenza tecnica qualificata;  applicare le norme tecniche di produzione integrata definite dalla Regione (riguardanti rotazioni colturali, fertilizzazione, diserbo e difesa fitosanitaria); registrare e sottoscrivere, secondo la modulistica regionale, i dati riguardanti le giacenze, gli acquisti e gli utilizzi di fertilizzanti e fitofarmaci; sottoporre almeno due volte nel quinquennio le attrezzature per la distribuzione dei fitofarmaci a verifica e taratura presso Centri autorizzati dalla Regione e attuare gli interventi di manutenzione necessari;  inoltre per aderirvi, le sementi utilizzate devono essere di riso italiano garantito in purezza varietale al 100%  e libero da Ogm.


La DOP di baraggia


Il riconoscimento viene ufficializzato nell’agosto del 2007 con la pubblicazione sulla Gazzetta Europea, si arriva a questo traguardo dopo 9 anni di percorso, iniziato con una richiesta di Igp, ma le peculiarità della zona e dei prodotti hanno reso possibile un riconoscimento maggiore, al punto che quello di baraggia è attualmente l’unico riso che possa vantare la denominazione di origine protetta.
Non basta essere coltivati nella zona, tale riconoscimento è attibuito a sette varietà storiche della zona di baraggia: Carnaroli, Arborio, S.Andrea, Baldo, Balilla, Loto e Gladio.
La DOP non deve essere una meta, ma un nuovo punto di partenza, per valorizzare al meglio questi prodotti, proprio in quest’ottica è storia recente, la costituzione del consorzio di tutela, nato il giorno 6 di novembre, la DOP… una pagina ancora da scrivere….



Varietà garantite

cosa vuol dire?


Carnaroli, Arborio, Roma, Basmati... le varietà di riso conosciute non sono moltissime, diciamo che normalmente stanno nelle dita delle mani, ma in realtà esistono qualcosa come 240.000 varietà di riso conosciute, ogni varietà ha le sue peculiarità.

la legge italiana definisce 4 categorie merceologiche

Il tondo o riso comune ,chicchi piccoli e tondi, cottura 12-13 minuti di solito usato per minestre in brodo, timballi e dolci.
Il semifino, chicchi tondi di media lunghezza, cottura 13-15 minuti. Uso: lessatura in acqua,contorni, supplì, minestre in brodo e asciutte.
Il fino ha chicchi affusolati e semi affusolati, cottura  14-16 minuti. Uso: timballi, crocchette, piatti unici, insalate, minestre in brodo e asciutte.
Il superfino, chicchi grossi, larghi e molto lunghi, cottura: 16-18 minuti di cottura;. Uso: i risotti e insalate


la normativa vigente (D.M. per le varietà 2012-2013) definisce delle "griglie" al cui interno è facoltà di chi li commercializza indicare il nome... difficilmente vedremo un riso con un nome storico commercializzato come un riso di recente costituzione

Se parliamo di Carnaroli, forse non tutti sanno che la "griglia " Caranroli per il 2013 comprende Carnaroli, Carnise, Carnise precoce, Karnak, Poseidone

Non vogliamo entrare nel merito del fatto che sia meglio una varietà "storica" o una "nuova" (ad esempio noi coltiviamo Ulisse che di fatto è simile all'Arborio, ma lo commercializziamo come "'l ris dal Carlo" - varietà Ulisse, in assoluta trasparenza, perchè dovremmo chiamarlo con un nome non suo?), è un fatto che le varietà "storiche" abbiano rese in produzione inferiori di quelle "nuove", costi di produzione diversi... in alcui casi delle varietà "storiche" senza astrumenti come la DOP di baraggia biellese e vercellese richierebbero "l'estinzione"

come politica aziendale abbiamo optato per la trasparenza, aderiamo a disciplinari di produzione integrata e DOP di baraggia biellese e vercellese, che comportano l'obbligo di sementi certificate, il nostro Carnaroli è vero Carnaroli certificato ENSE, il S. Andrea è vero S. Andrea, e Ulisse è vero Ulisse, rigorosamente coltivati in Italia, nei terreni della cascina Barilotto superiore, secondo i rigidi disciplinari di porduzione 214.1 e DOP


 
 
 
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